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.Era invecchiato negli ultimi sei mesi e sembrava che avessequalche difficoltà a respirare.«Siediti, Hans, voglio parlarti.Ciò che sto per dirticostituirà per te un grosso colpo.Tua madre ed io abbiamo deciso di mandarti inAmerica, almeno momentaneamente, finché la tempesta non si sarà calmata.Abbiamo a New York dei parenti che si prenderanno cura di te e faranno in modoche tu possa andare all'università.Siamo convinti che questa sia la soluzionemigliore.Non mi hai mai parlato di ciò che succede a scuola, ma immagino che nondeve essere stato facile per te.All'università sarebbe ancor peggio.Oh! Questaseparazione non durerà a lungo! Il nostro popolo tornerà a ragionare nel giro diqualche anno.Quanto a tua madre e a me, abbiamo deciso di rimanere.Questa è lanostra patria, la terra in cui siamo nati e a cui apparteniamo e non permetteremo chenessun bastardo di austriaco ce la sottragga.Sono troppo vecchio per mutare le mieabitudini, mentre tu sei giovane e hai tutta la vita davanti.Ti prego di non fareobiezioni, di non discutere, per non renderci tutto ancor più difficile.E ora, perl'amor di Dio, ti prego di non parlare per un po'.»E così fu deciso.Lasciai la scuola a Natale e il 19 gennaio, giorno del miocompleanno, circa un anno dopo che Konradin era entrato nella mia vita, partii perl'America.Prima della partenza ricevetti due lettere.La prima, in versi, era ilprodotto degli sforzi congiunti di Bollacher e di Schulz:Piccolo Yid - vogliamo dirti addioChe tu raggiunga all'inferno i senzadio.Piccolo Yid - ma dove te ne andrai?Nel paese da cui non si torna giammai?Piccolo Yid - non farti più vedereSe vuoi crepare con le ossa intere.La seconda, invece, diceva:Mio caro Hans,questa è una lettera difficile.Prima di tutto voglio dirti quanto mi dispiaccia chetu stia per partire per l'America.Non dev'essere facile per te, che ami tanto laGermania, ricominciare una nuova vita in un paese con cui né io né te abbiamoniente in comune e mi immagino l'amarezza e l'infelicità che devi provare.Tuttavia,questa è la soluzione più saggia, date le circostanze.La Germania di domani saràdiversa da quella che abbiamo conosciuto.Sarà una nazione nuova, guidata da unuomo che deciderà del nostro fato e di quello di tutto il mondo per i prossimi centoanni.So che resterai sconvolto nell'apprendere che io credo in quest'uomo.Lui solo èin grado di salvare il nostro amato paese dal materialismo e dal comunismo, e graziea lui la Germania potrà ritrovare l'ascendente morale che ha perduto per colpa dellasua follia.So bene che non sei d'accordo, ma non vedo altra speranza per noi.Lanostra scelta è tra Stalin e Hitler e, tra i due, preferisco Hitler.La sua personalità, lasincerità del suo intento, mi ha colpito come non avrei mai creduto possibile.L'hoincontrato di recente a Monaco, dove mi ero recato con mia madre.Esteriormente èun ometto insignificante, ma appena lo si ascolta parlare si viene travolti dalla forzadella sua convinzione, dalla sua volontà di ferro, dalla sua intensità e dallaperspicacia quasi profetica di cui è dotato.Quando lo lasciammo, mia madre era inlacrime e continuava a ripetere: «È Dio che ce l'ha mandato.» Non so dirti quanto miaddolori il fatto che, almeno temporaneamente - diciamo un anno o due - non ci saràposto per te in questa Nuova Germania.Ma non vedo ragione perché tu non possatornare in futuro.La Germania ha bisogno di uomini come te e io sono convinto cheil Führer non solo è perfettamente in grado, ma è anche desideroso di operare unascelta tra gli ebrei di valore e gli indesiderabili.Poiché colui che vive presso le sue originiè riluttante a lasciarle.Mi rallegro che i tuoi genitori abbiano deciso di restare.Nessuno li molesterà,naturalmente, ed essi potranno vivere e morire qui, in pace e in serenità.Forse un giorno i nostri cammini si incroceranno di nuovo.Mi ricorderò sempredi te, caro Hans! Hai avuto una grande influenza su di me.Mi hai insegnato a pensaree a dubitare e, attraverso il dubbio, a ritrovare Gesù Cristo, nostro signore e salvatore.Il tuo affezionato,Konradin v.H.18E cosi me ne andai in America, dove vivo ormai da trent'anni.Quando arrivai, terminai gli studi superiori e poi mi iscrissi ad Harvard, allafacoltà di legge.La sola idea mi ripugnava.Volevo diventare un poeta, ma il cuginodi mio padre non era disposto ad ascoltare simili sciocchezze.«La poesia, la poesia,»diceva.«Credi di essere un secondo Schiller? Sai quanto guadagna un poeta? Primastudia legge.Poi, nel tempo libero, potrai scrivere tutte le poesie che vorrai.»E così studiai legge.A venticinque anni divenni avvocato e sposai una ragazzadi Boston da cui ho avuto un figlio.Nel mio mestiere me la sono cavata piuttostobene, anzi, molti sarebbero disposti ad affermare che sono un uomo di successo.In apparenza non si potrebbe dare loro torto.Ho tutto quello che ci vuole: unappartamento che si affaccia sul Central Park, delle automobili, una casa dicampagna, senza contare che sono socio di parecchi club ebraici e via dicendo.Ma ionon la penso così.Non ho mai fatto quello che mi sarebbe piaciuto fare: scrivere unbuon libro e un'unica bella poesia.All'inizio mi mancava il coraggio di mettermiall'opera perché non avevo soldi, ma ora che i soldi li ho, il coraggio mi mancaugualmente perché non ho sufficiente fiducia in me.È per questo che, in fondo alcuore, mi considero un fallito.Non che questo importi molto.Sub specie aeternitatistutti noi, senza eccezione, siamo dei falliti.Non ricordo più dove ho letto che "lamorte intacca la nostra fiducia nella vita mostrandoci che, in fin dei conti, tutto èugualmente futile se visto in rapporto alle tenebre che ci attendono." Sì, "futile" è laparola esatta.Eppure non posso lamentarmi: ho più amici che nemici e ci sonomomenti in cui sono quasi felice di essere al mondo - quando guardo il sole chetramonta e la luna che spunta, o vedo la neve sulla cima delle montagne.Ci sonoanche altre compensazioni, come quando riesco a esercitare la mia influenza a favoredi una causa che considero giusta, sia essa l'eguaglianza razziale o l'abolizione dellapena capitale.Sono felice di aver raggiunto una buona posizione finanziaria perchéessa mi ha permesso di aiutare gli ebrei a costruire Israele e gli arabi a sistemarequalcuno dei loro profughi.Ho persino mandato dei soldi in Germania.I miei genitori sono morti, ma per fortuna non sono finiti a Belsen.Un giorno unnazista ricevette l'incarico di piazzarsi fuori dalla porta dello studio di mio padre conun cartello su cui era scritto: "Tedeschi, attenti.Evitate gli ebrei.Chiunque avrà a chefare con un ebreo sarà rovinato." Mio padre, allora, indossò l'uniforme da ufficiale, viappuntò tutte le sue decorazioni, tra cui la Croce di Ferro di prima classe, e andò amettersi di fianco al nazista
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